[Parità💪] Obiettivi dell'umanità

MANsplaining: che cos’è e perché fa danni

Il mondo si divide in due filosofie:

  1. chi odia i neologismi, gli acronimi, le introduzioni linguistiche, i simboli, gli anglicismi, gli slang, ecc. ecc. e apprezza, sostiene e combatte per la purezza della lingua;
  2. chi invece accoglie con entusiasmo le novità, e anzi prende a piene mani da contesti socio-linguistici particolari, bizzarri e a volte discutibili.

A prescindere da quale parte state, però, non si può negare che l’inglese ci regala delle vere e proprie perle e ha il particolare talento di saper tradurre alcuni sentimenti e situazioni che in italiano non hanno un nome o una definizione precisa.

Tipo “Mansplaining”, tra le mie preferite.

Se andate a cercare la definizione di mansplaining su Google, troverete questo simpatico riassuntino:

“Mansplain significa spiegare qualcosa a qualcuno in un modo che suggerisce che quel qualcuno è stupido/a; usato specialmente quando un uomo spiega qualcosa ad una donna, qualcosa che lei sa già; esempio: avevo un ragazzo che mi man-spiegava il mio stesso lavoro”. Cambridge Dictionary

La parola nasce dalla crasi “man” (uomo) + “splaining” (da explaining, spiegare) ed è ispirato a un saggio intitolato “Men Explain Things to Me: Facts Didn’t Get in Their Way“, scritto da Rebecca Solnit e pubblicato su TomDispatch.com il 13 aprile 2008.

L’autrice riporta un episodio con un uomo conosciuto a una festa: interrogata su che lavoro facesse, la Solnit rispose di essere una scrittrice e di aver recentemente pubblicato un’opera su Eadweard Muybridge (il celeberrimo fotografo studioso delle immagini in movimento, nda). L’uomo la interruppe bruscamente e le chiese se avesse “sentito parlare dell’importantissimo libro di Muybridge che è uscito quest’anno”.

Ovviamente, il libro in questione era proprio quello della Solnit, e l’uomo non solo non aveva neanche lontanamente considerato che l’autrice potesse essere proprio lei, ma fece anche molta fatica a crederci. La Solnit, nel suo testo, non usa mai veramente la parola mansplaining, ma per la prima volta ha descritto benissimo un fenomeno che sicuramente abbiamo vissuto tutte, a prescindere dalla sfera professionale e privata.

“Ti spiego.. ” equalilab.it
MANsplaining: che cos’è di preciso

Lo avrete intuito, mansplaining significa letteralmente “uomini che spiegano cose”. Ma non sono uomini che hanno il coraggio di difendere le proprie opinioni di fronte a un pubblico misto e numeroso, no; sono quegli uomini che riservano oculatamente le proprie perle di saggezza a soggetti che ritengono intellettualmente e professionalmente meno autorevoli di loro, ovvero: le donne. Soprattutto quando sono sole, o in netta minoranza numerica.

🚨ATTENZIONE. Per “mansplaining” si intende un uomo che cerca di convincerti che la sua opinione è intellettualmente superiore alla tua, anche se tu sei preparata e competente sull’argomento (magari più di lui).

Un uomo che ti sta spiegando qualcosa perché è un esperto, perché è un formatore, perché è un appassionato di qualcosa che tu non conosci, ovviamente NON STA FACENDO mansplaining. Ribadisco: gli uomini dovrebbero avere l’umiltà di ascoltare le donne, ma vale anche il contrario; sappi riconoscere che ruolo hai nel gruppo/conversazione/team/livello di competenza, prima di fare una figuraccia.

“Mansplaining? No no, non ne faccio; ma lascia che ti dica come riconoscerlo quando ti capita” Bizarro.com
MANsplaining: dove trovarlo

Il “mansplaining” si verifica generalmente nelle situazioni di networking spiccio, quando si parla con persone che si ritiene che non si vedrà mai più nella vita, o nei contesti professionali dove gli uomini sono la maggioranza o in posizione di potere– e quindi si spalleggiano tra loro. Può accadere anche in famiglia o tra amici, anche se c’è la speranza che le nuove generazioni non ereditino i brutti vizi delle vecchie.

“Lascia che ti spieghi l’esperienza che hai vissuto” Nicole Tersigni su pinterest.com
MANsplaining: chi lo fa a chi

I soggetti coinvolti sono generalmente uomini maturi, di solito i boomer*, ma anche tutti quelli che hanno superato i 45 anni e si stanno degradando culturalmente, in anticipo sui tempi fisiologici.

Puntano donne più giovani, molto spesso non oltre i 35 anni – altrimenti, come farebbero a manifestare la propria autorevolezza paternalistica? 

* per boomer si intendono le persone nate nei paesi del primo mondo tra il 1946 e il 1964, ovvero durante il periodo dell’esplosione demografica ed economica.

🚨Attenzione che se sei una donna oltre i 35 anni sei già meno appetibile in TUTTI i sensi: forse diminuiranno (NON spariranno) i tentativi di mansplaining, ma arriveranno altre forme di attacco alla tua persona. Ad esempio sull’età e l’aspetto fisico, il colore o la tenuta dei capelli, la genitorialità effettiva o mancata, il catalogo è ricco.

“Identikit del mansplainer: uomo, tono accondiscendete, molto sicuro di sé, sorrisetto, istruito” Fonte: teenvogue.com
MANsplaining: le radici dello spiegare le donne

Il mansplaining presuppone forme più o meno estese di misoginia o sessismo o bias di genere, ovviamente. Sotto alla cattiva abitudine di un uomo di spiegare le donne che parlano o hanno appena parlato, c’è una forma più o meno consapevole di pregiudizio di inferiorità legata al genere. Tuttavia, molti uomini si rendono colpevoli di mansplaining senza accorgersene, privi di consapevolezza: vuoi per bias culturali interiorizzati, vuoi per una pessima scelta di parole, vuoi per semplice ingenuità, ma capita tanto tanto spesso, e anche ai migliori.

Ottimo suggerimento, signora Triggs. Magari uno degli uomini qui presenti desidera spiegarlo meglio.. ” Fonte: qua.clothing
MANsplaining: come accorgersi se lo stanno facendo a te

I momenti mansplaining si riconoscono da vari segnali:

  1.  La fretta con cui gli uomini cercano di portare la conversazione verso sé stessi. Il loro non è reale interesse per il tema o la conversazione, ma per come possono farci bella figura o sentirsi validati dal contributo che danno. Te ne accorgerai quando il tipo comincerà a fare una serie di rumori simili all’avviamento di un motorino (per intenderci: a-a, a-a, a-a cadenzato), che significa “ok finisci quello che devi dire perché IO ho veramente qualcosa di interessante da dire e non vedo l’ora di fartela sentire così potrai annuire, sorridere e concordare con me che è la cosa più affascinante che tu abbia mai sentito”.
  2. Il fatto che ignorino o invalidino quello che dici. Hai appena detto qualcosa di interessante, utile e pertinente alla conversazione, ma ricevi ZERO feedback: non un cenno di assenso, non un “sì, hai ragione/è vero/non ci avevo mai pensato (ecc.ecc.)”, non un reale contributo allo sviluppo della conversazione. Il tuo interlocutore non commenta ma poi, con un elaboratissimo giro di parole, torna al tema principale della conversazione, il suo tema, cioè..
  3. Ripetere quello che hai detto tu, ma secondo lui in modo migliore. Si appropria del concetto, a volte anche auto giustificandosi con pretese di maggior chiarezza o migliori capacità di sintesi, senza rielaborarlo; semplicemente, di quel pensiero o commento, se ne mangia gli ultimi bocconi e poi lo risputa sul piatto. Potrebbe sembrare interessamento reale al concetto che hai appena espresso, in alcuni casi, ma stai attenta al tono di voce e al registro: ti assicuro che ti accorgerai quando sarai vittima di un momento mansplaining, perché l’interlocutore parlerà come se avesse davanti un bambino di cinque anni.
  4. Il linguaggio del corpo è erratico e denota cenni di turbamento: sospiri esagerati, abbozzo di risata nervosa, portare la testa all’indietro, piccole scosse a testa e spalle, sorrisetto ironico, ondeggiare su sé stessi come se la conversazione fosse così ridicola per lui da provocargli fastidio e lo spingesse a cercare lidi migliori [non lo farà, deve restare fino alla fine e dimostrarti che ha ragione lui, e ti assicuro che arriverai a sperare che se ne vada per davvero].

Come scritto sopra, non credo che tutti i momenti mansplaining siano fatti con reale malizia. Non credo che tutti gli uomini siano sessisti o cattivi; ma credo anche che la maggior parte delle volte gli uomini si accorgano perfettamente di cosa stanno facendo, e che preferiscano andare avanti con la sceneggiata piuttosto che fermarsi ed EVENTUALMENTE chiedere scusa. E questo si innesta in un ben noto meccanismo del patriarcato – sfortunatamente perpetrato anche da molte donne – che insegna ai maschi a voler avere sempre ragione, e alle madri a favorire i figli maschi e a dar loro sempre vinta

Ma di questo parleremo un’altra volta, tanto ne avremo occasione.

pinterest.com
MANsplaining: qualche esempio pratico

Citiamo qualche episodio di mansplaining, raccolto attraverso testimonianze dirette, per farvi capire meglio.

🎯Lo scopo di questa casistica è permettere alle donne di difendere le proprie parole e non sentirsi sole o in colpa nel disagio di subito una forma di sminuimento, menomazione, per quanto sottile; per gli uomini, dare loro qualche segnale di attenzione affinché possano aumentare il proprio grado di consapevolezza, maturità e correttezza. A partire da subito.

«È un fenomeno con il quale ho a che fare spesso. Non in termini pratici ma a carattere intellettuale. Ed è una dinamica che ho riscontrato, più che in sconosciuti, proprio in persone vicine a me. Come la coppia che, come sai, è un ambiente prolifero per tutti i tipi di disfunzioni relazionali e comunicative! La dinamica si verifica, ora che ci rifletto, più spesso di quello che pensassi. La maggior parte delle cose che sostengo mi vengono ripetute subito dopo con la scusante che al mio interlocutore serve ripetere il concetto per capirlo meglio

– F.

«Di aneddoti ne ho quanti ne vuoi. [In studio] mansplainano di continuo. Proprio ieri il mio capo mi voleva spiegare una cosa che gli ho fatto notare io e spiegato tipo una settimana fa.»

– G.

Foto di LeScarpeComode.it

«Qui in libreria chiama un cliente storico con cui io, però, non avevo ancora avuto a che fare. Io non conoscevo lui, lui non conosceva me. Mi chiede questo libro, però sentivo che non mi stava molto ad ascoltare, sembrava stranito dal fatto che stesse parlando con una persona che non conosceva. Io faccio la ricerca e vedo che il libro che vuole non c’è, e che non abbiamo niente sull’argomento che gli interessa. Gli propongo qualche altro titolo da ordinare, e allora lui si incarognisce perché, non avendo ascoltato quello che gli avevo detto prima, ha iniziato a dire cose tipo: “Ma non è possibile, io non le credo, ci sono i suoi colleghi che cercano in quel computer vostro, nel vostro magazzino si sa che ci sono gli scaffali, io so dove devo andare quando cerco quell’argomento” eccetera. Sostanzialmente mi stava dicendo come fare il mio lavoro, sono riuscita a rimanere calma e ho risposto “Io gliel’ho detto fin dall’inizio che non abbiamo il libro che sta cercando, le ho proposto altri titoli proprio perché dalla ricerca risultava che il titolo non c’era”. “Ah”e lì è morto, e deve aver capito di aver fatto una figura di merda, e ha attaccato dicendo “Sì va bene grazie grazie non mi serviva adesso ciao”. Non è un mansplaining ai massimi sistemi ma rimane un caso di un uomo di mezza età che parla con una donna più giovane e la indirizza su come fare il suo lavoro, con la sottile accusa di non saper fare il mio lavoro solo perché un libro non c’era

– F.

«Il mio primo giorno di lavoro la responsabile HR mi porta in giro per l’edificio per farmi vedere le varie uscite di emergenza, il palazzo in generale eccetera. Incontriamo il padrone del palazzo che pure lui avrà tranquillamente superato i 70. Questo rivolto alla ragazza di HR dice “Ciao Jacqueline! Ti hanno trovato un’assistente?“. Sono sicura che mai l’avrebbe detto se fossi stata uomo, ma è chiaro che se sono donna devo far parte dell’HR pure io. Tra l’altro è una procedura di routine fare il giro del palazzo quando si inizia alavorare, quindi avrei potuto fare qualsiasi altro lavoro.»

– C.

«Il coordinatore del gruppo di responsabili lo fa di continuo, è proprio il suo modus operandi. Se si è in sede privata, aggrotta le sopracciglia, interrompe per chiedere esempi, forse è un problema nella capacità di astrazione. Molti uomini al lavoro ce l’hanno, senza “gli esempi” sono perduti. Poi quando afferra il concetto, mi zittisce con dei “no no, lascia perdere” ed infine, dopo una pausa enfatica, il concetto torna fuori dalla sua bocca, con le stesse parole. Ci mette la marca da bollo diciamo. In sede pubblica invece usa una tecnica un poco diversa, interrompe per spiegare proprio, “lei voleva dire che”. Questa introduzione è un grande classico, nel posto di lavoro la usano anche dei miei parigrado per “spiegarmi”, sia a parole che via email, con altri colleghi o con fornitori. Il fatto è che in tutti i casi che ho vissuto io avevo un grado di istruzione più alto dell’uomo che mi spiega agli altri e lo schema è sempre lo stesso: l’idea o la riflessione subisce un’appropriazione indebita, nella migliore delle ipotesi, una censura netta, nei casi peggiori.»

– M.

medium.com

👉Se hai ancora qualche dubbio su come riconoscere un momento mansplaining clicca sul link di seguito e goditi questa compilation di tre minuti (in inglese con possibilità di sottotitoli): https://www.youtube.com/watch?v=EP6WEWLTO4U

MANsplaining: come provare a fermarlo

♀ Può non funzionare in ogni situazione, ma se stai cercando un modo per ribattere ai momenti mansplaining suggerisco di dare una risposta tipo: 

[fingendosi felice ed entusiasta] «È ESATTAMENTE quello che intendevo dire, sono così felice che tu/lei abbia capito il mio punto di vista! Sono contenta di vedere che la pensiamo allo stesso modo!». Se insiste nel cercare di primeggiare su di te, mostrati ancora più contenta: «Che bello che ci capiamo così bene!».

Generalmente otterrai un doppio effetto:

a) Tornerai a essere TU la protagonista del tuo intervento;

b) A lui verrà la paura di essere ulteriormente messo in discussione, quindi preferirà cambiare argomento.

Se il tipo vuole proprio guerra, invece, opta per un approccio più assertivo e, serissima ma non arrabbiata, chiedigli «Perché io non dovrei sapere già questa cosa? / Perché pensi che io non sappia questa cosa?». Lo costringerai a darti una risposta ragionata. 

themindsjournal.com

Altri suggerimenti:

  • Non esitare a riprenderti ciò che è tuo, sia un’idea o un turno di parola. Ad esempio: Ti ascolto volentieri, ma dopo.
  • Essere interrotte per continue ed incalzanti domande è mansplaining; fermale pure. Ad esempio: Le domande alla fine, grazie.
  • Se qualcuno cerca di spiegarti di fronte ad altri ciò che hai appena detto, non temere a ribattere: Scusa, qual è il tuo intento, mi stai traducendo?
  • Non cadere nelle trappole, il mansplaining a volte si traveste da “migliore sintesi”, “comunicazione più efficace”, “chiarezza e assertività” o anche “sono il capo”. Con garbo, prosegui nel dire ciò che stavi dicendo. Ad esempio: Forse dovrei informarti del fatto che (e prosegui o ripeti)
  • Non avere paura di interrompere.. per chiedere di non essere interrotta. Puoi non interrompermi? oppure Se permetti, finisco il discorso.
MANsplaining: come tu, uomo, puoi evitare che succeda

Tu lettore maschio che stai leggendo – lo so che ci sei [o almeno spero], e so anche che preferiresti non essere chiamato in causa – questo è il momento di fare la tua parte

Probabilmente non ti riconoscerai nella parte del mansplainer: magari sei giovane e non rientri nel target medio; magari sei la persona più gentile del mondo e non parleresti mai a qualcuno in modo accondiscendente; magari rifletti sempre prima di parlare (grazie!); magari, al contrario, sei una persona facile allo scherzo e niente ti imbarazza.

Ma il fatto che TU non sia un “mansplainer” non ti impedisce di riconoscerne uno.

Non puoi negare che, intorno a te, ci sono uomini che parlano alle donne come se fossero tutte delle cretine. È facile riconoscere la cattiveria e la violenza nelle parole, meno facile è riconoscere la volontà di controllo e la manipolazione; lo capisco se a volte rimani spiazzato anche tu, capisco se non vuoi intervenire in una conversazione, capisco la paura di rendersi antipatici. 

joeyguidone.com

Però, da donna, so anche che è molto più difficile per me che per te difendersi. So che se rispondo a tono, sarò io quella a passare automaticamente per isterica, o col ciclo, o esagerata, o aggressiva. E non fraintendermi, una cosa non esclude l’altra: noi donne non stiamo sempre bene, come non stiamo sempre male. Ci sono diecimila motivi per cui facciamo quello che facciamo, eppure veniamo sempre dipinte con lo stesso pennello. 

Non ti chiedo di diventare il paladino delle donne, perché a modo suo anche questo ruolo è problematico: le donne non vanno difese a prescindere, in quanto donne, perché supporrebbe che siamo creature fragili e incapaci di fare le cose da sole – e dal punto di vista morale, sempre buone e ingiustamente oppresse.

Ripetiamolo tutti insieme: le donne sono esseri umani e come tali non sono sempre più buone o più cattive degli uomini. Il concetto di aver bisogno di un paladino eletto ci manterrebbe comunque in uno stato di bisogno, di impotenza, ed è proprio quello che dobbiamo smantellare.

Se non abbiamo bisogno di paladini, però, vogliamo sicuramente degli amici e degli alleati.

Gradiamo il fatto che non ti giri dall’altra parte; che se ritieni che ci stanno dicendo qualcosa di ingiusto o svilente, tu lo faccia notare – con gentilezza, magari, ma è importante che tu lo faccia; che quando parli con amiche, colleghe e professioniste rifletti sulle parole da utilizzare: per esempio, stai dicendo una determinata cosa perché pensi che ci serva o che possiamo effettivamente non saperla, o perché vuoi farti un po’ bello ai nostri occhi? Questa cosa ce la stai dicendo nello stesso modo in cui la diresti a un uomo? E se no, perché?

Ripeto: le donne non vanno trattate necessariamente con i guanti. Si possono fare critiche costruttive, insegnare, sottolineare o ricordare cose, ma si deve fare in maniera rispettosa. Poi gli stron*i che trattano tutti male – democraticamente potremmo dire – esistono, ma è innegabile che alle donne sia riservata una durezza e un riguardo diversi rispetto a quelli rivolti agli interlocutori uomini. Ma il mansplaining (come il patriarcato più in generale) non fa male solo alle donne; fa male anche agli uomini, perché un mansplainer è una persona insicura di sé e delle proprie opinioni, che sente il bisogno di validazione a scapito di qualcun altro. Un mansplainer non è forte nell’intimo: può sembrarlo, ma una persona che ha bisogno di sminuire e invalidare gli altri non dimostra grande forza d’animo o integrità, non credi?

MANsplainin: testimoniare, documentare, educare

Il mansplaining è un fenomeno certamente non nuovo ma che ha trovato definizione e classificazione in tempi abbastanza recenti. Sicuramente è difficile distinguere tra pura misoginia e mansplaining perché i confini sono molto labili: per questo, come per ogni fenomeno sociale, serve documentazione, terminologia e educazione specifica. Una cosa esiste quando viene classificata, etichettata e descritta: più episodi vengono riconosciuti e denunciati, più donne (e uomini) diventeranno consapevoli. Questo non garantisce la risoluzione del problema, ma è almeno un inizio.

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Avete episodi che volete condividere? Avete consigli e suggerimenti per persone timide che non hanno la battuta pronta? Avete video, testi e altro materiale utile? Raccontateci le vostre esperienze! 

 Foto di copertina: https://www.shethepeople.tv/blog/genderwars-omnipresent-menace-mansplaining/

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